Alzi la mano chi ha capito il titolo!
(Disclaimer: Ammetto in partenza di averlo copia-incollato perchè con
laptop d'oro e la sua prestigiosa tastiera cangiante semi-araba non sono in grado di usare altri alfabeti mantenendo la poca sanità mentale che mi resta)
Il titolo è "Storie Vere", un'opera vecchissimissima di Luciano di Samosata (nulla a che vedere con gli ubiqui samosas), al cui preambolo ho pensato intensamente per gli ultimi tre giorni. Tra un aperitivo e l'altro. Stupendomi parecchio più per questa reminiscenza liceale che per tutto quel che sta succedendo di questi tempi nel Sultanato.
Innanzitutto non cominciate a sbuffare che questo libro è una figata. Anzi procuratevelo e leggetelo subito . Sono seria.
Veniamo al preambolo. In sintesi Luciano ci dice:
"L'unica cosa vera di questa storia è che è tutto falso"
Prendetela un po' così, sedetevi comodi e mettetevi a leggere.
Libro I - L'automobileNel dicembre 2010, V. e la sottoscritta decisero di regalarsi un'automobile. Non che non ne avessero già una o due a testa ma sembrava un'idea intelligentissima. Era il pregiato veicolo che i muscatesi ricorderanno col nome di "Daisy", il pericoloso trabiccolo senza freni (e senza tergicristalli, come scoprii una delle tre notti di pioggia del 2011 quando dovetti tornare a casa in autostrada con la testa fuori dal finestrino). Le foto sono
qui.
Quando V. si trasferì "per sempre" a Dubai 3 mesi fa, incapaci di decidere cosa fare di Daisy, decidemmo di venderla a un di lei collega greco. La settimana scorsa, V. si è ri-trasferita "per sempre" a Muscat e il collega M. è stato licenziato (nego che tra le due cose ci sia correlazione alcuna). Ci sono voluti 5 secondi e lo sguardo di chi condivide un progetto idiota "La ricompriamo?" ho chiesto. "Ovvio".
V. chiama subito collega M. e gli comunica la nostra proposta.
Ci mettiamo d'accordo per andare a recuperare Daisy giovedì in una cittadina a un centinaio di chilometri da Muscat dove M. viveva esiliato a causa del suo ormai ex lavoro. Giovedì mattina, dall'inquietante ufficio di V. con affaccio sul cimitero di Ghubra (quello dove, durante il ciclone, il fango fece simpaticamente emergere i cadaveri seppelliti di fresco), chiamiamo M.
Il mio greco moderno è un po' arrugginito ma sento ripetere a più riprese "Astynomia" che, ben ricordo, è la polizia. Poi silenzio. Poi saluti. Poi V. cerca di spiegarmi una vicenda che nemmeno lei ha capito.
1. L'assicurazione di Daisy è scaduta la settimana scorsa.
2. Daisy era "in the interior" (espressione generica usata in Oman per descrivere qualunque posto lontano dalla costa/nel deserto/sui monti, insomma in culo all'universo).
3. Nessuno pare sapere perchè fosse lì nè perchè fosse stata affidata ad un autista omanita di nome Fahad.
4. Fahad era stato fermato dalla polizia con l'assicurazione scaduta.
5. Fahad si era sposato il giorno prima ed era scomparso nel nulla in viaggio di nozze con la nostra macchina.
6. Non se n'è più saputo nulla.
Prima domanda ai lettori: che cosa diamine facciamo adesso?
Libro II - L'armadio (e il bassorilievo d'oro)Mentre ci si interrogava sul da farsi per recuperare Daisy, arriva C. con la faccia di chi ha avuto una brutta settimana. Un paio di caffè dopo sappiamo che C. ha affittato un appartamento temporaneo per un mese, in attesa di trasferirsi altrove. Sappiamo anche che il suo padrone di casa vive in una villa di 4 piani con ascensore panoramico interno che, all'attico, si apre su un bassorilievo a tutta parete del lungomare di Muscat. Venti metri quadrati ricoperti integralmente di foglia d'oro. E questo è il meno.
Raccattando pochi effetti personali a casaccio prima di lasciarle l'appartamento (tra questi si mormora ci fosse un'arma da fuoco), ha dimenticato in giro per casa un sacchetto da supermercato pieno di preservativi in gusti assortiti, un manganello telescopico e, ultimo ma non meno importante, un dildo di legno (!!!) che è stato al centro delle discussioni che hanno accompagnato un ulteriore caffè. Anche se a quel punto io volevo già passare ai superalcolici.
Nel mezzo di quel che, dalla descrizione di C., sembra la cantina dello Storpio di Pulp Fiction, c'è un armadio. Un'anta è aperta. L'altra è chiusa a chiave. Un paio domande per voi: vista la roba che il tipo ha lasciato in giro senza farsi problemi, cosa mai avrà pensato di dover chiudere a chiave? Cadaveri? AK-47? Animali in via d'estinzione? E soprattutto, chi ne capisce di scasso? Idee? Suggerimenti? Come lo apriamo quest'armadio? E come lo richiudiamo in modo che non si noti? Aiutooooooooo: mi arrovello da due giorni e ne sto facendo una malattia.
Si è fatto tardi. Rimando i prossimi capitoli perchè aspetto un amico che deve usare la mia lavatrice per un bucato di biancheria e magliette. Poi svengo a letto perchè la nuova istruttrice del Boot Camp stamattina mi ha quasi uccisa. Cattiva, urlante e con il super-potere di fermare il tempo. Un'ora di Boot Camp con lei = 3 giorni e mezzo di tempo percepito.
Ricordate che non è vero niente (anche se suggerimenti su come scassinare l'armadio sono graditissimi).