Friday, September 13, 2013

Un weekend sullo Stretto di Hormuz

Correva l'ultima settimana del mese di Ramadan dell'anno 1434 (per voi del calendario gregoriano parliamo di poco più di un mese fa) e mi lamentavo con C. della mancanza di progetti per Eid Al Fitr, la vacanza di fine Ramadan. 

"Oh, c'è un volo A/R per Khasab a RO 48 (un centinaio di euro), si va?"
"Pronti, prenotiamo!"

Iniziava così il nostro viaggio verso il Musandam, enclave omanita in territorio emiratino, strategicamente situata all'imboccatura dello Stretto di Hormuz. Favorisco foto rubata da Wikipedia:
Il Musandam è la penisola frastagliata che punta verso le coste dell'Iran
"Bene AZ, ora che abbiamo prenotato il volo e due notti nel pacchianissimo Khasab Hotel, abbiamo idea di cosa fare da quelle parti?"

"Boh, parlano tutti di 'sti fiordi, facciamo la gita in barca tipica ("Dhow") con puntata a Telegraph Island, dove nell'800 gli inglesi piazzarono una stazione del telegrafo sulla linea da Londra a Karachi? Magari ci buttiamo dentro le pitture rupestri, le case scavate nella roccia e un paio di forti. E due birrette al Golden Tulip".

Googlando pigramente in cerca di ulteriori info sulla nostra destinazione, però, emergeva - a poco a poco - una faccenda infinitamente più interessante di quattro capre incise su una roccia.
Le robe rupestri siamo andate comunque a vederle.
 Da siti turistici, flickr di anziane scandinave, giornali europei e profili Facebook a caso comparivano riferimenti continui a misteriosi contrabbandieri (per amor di chiarezza e anche per amore del mio permesso di soggiorno, qui si parlerà solo ed esclusivamente di commercio di beni leciti).

Parole chiave: Iran, barche, capre, sigarette e televisori. Praticamente un esercizio di scrittura creativa: usa queste 5 parole per raccontare una storia. La mia storia è questa - e badate bene che è solo una storia.

C'era una volta una penisola mediorientale popolata da pescatori e pastori di capre. Il terreno montuoso e inospitale rende difficili gli spostamenti via terra e i pochi abitanti della zona vivono isolati e - presumo - ignari dell'importanza strategica che a un certo punto avrebbe avuto lo stretto di mare davanti alle loro casette scavate nella roccia, stretto che i nostri eroi condividono con l'Iran. Negli anni '70, con l'ascesa al trono del Sultano Qaboos e la nascita degli Emirati Arabi Uniti, i pescatori/pastori peninsulari si ritrovano residenti in un'enclave omanita in territorio emiratino (con l'eccezione di un microterritorio che si annette agli Emirati diventando un'enclave emiratina in un'enclave omanita in territorio emiratino: il Medio Oriente è cosa complicata!).

Fast forward al nuovo millennio con l'importanza totalissima dello Stretto di Hormuz, le sanzioni all'Iran etc. etc.

Oggi Khasab è una strana cittadina servita da un aeroporto militare aperto al pubblico civile per 2 ore al giorno. Ogni mattina (tranne quando il volo viene cancellato per nebbia cioè spesso), arriva un bielica da Muscat, sbarca i passeggeri, viene pulito e rifornito di succhi di frutta e muffins, carica passeggeri e riparte per Muscat. Punto. E' qui che atterrano, nell'infernale afa di agosto, le due protagoniste della nostra storia.
Vista aerea dell'ubertosa penisola
Solita mappa priva di qualsivoglia attinenza con la realtà dei luoghi
Passiamo la prima giornata visitando Khasab e dintorni e chiedendo a chiunque ci capiti sottomano notizie su questa faccenda dei contrabbandieri. Mettiamo insieme inglese, arabo e urdu a caso. Ci aggiriamo con aria vaga intorno al porto. Scrutiamo il mare fino ad avere le allucinazioni. Contiamo con sconcerto furgoncini e pick up a centinaia. Il giorno dopo abbiamo finalmente una buona scusa per esaminare meglio l'area portuale mentre ci rechiamo a prendere il Dhow per la gita nei fiordi. Sottoponiamo ad un terzo grado spietato la guida e il capitano del Dhow (ne approfittiamo per imporci anche - a turno - come timonieri, praticamente le turiste dell'incubo).
"Viri a sinistra! Vadi, Fantocci, vadi!" E' FATICOSISSIMO (notare il surreale braccio da culturista che non mi spiego)
Intervallo/Tre Minuti di Turismo e Cultura

Ammirate la pausa pranzo a Telegraph Island, noi siamo le teste in acqua. Aneddoto: si dice che l'espressione "going round the bend" sia nata qui. L'estate ottocentesca a 50° su questo scoglio deserto, in effetti, doveva essere una gran brutta cosa. Se volete saperne di più sulla vicenda (e sui collegamenti telegrafici dell'epoca), leggete qua.
Bei posti!
Ma sto divagando. Torniamo ai contrabbandieri. Per confermare le info raccolte, una volta rientrate in città, affittiamo una Toyota Corolla rosso metallizzato e ci aggiriamo per il souq "iraniano" seguendo furgoncini e camionette in una demenziale riedizione di "Spie come Noi". Osserviamo i cambiavalute. Ci appostiamo alla rotonda del porto per vedere chi entra e chi esce. Chi ci conosce di persona avrà sentito, in tutti i peggiori bar di Muscat, la storia dell'inseguimento del furgoncino carico di TV, finito in modo demenziale quando ci siamo incastrate in un vicolo dietro l'inseguito, un indiano dall'aspetto lombrosiano, che ha dovuto fare manovra per farci passare prima di rimettersi a scaricare la merce (non prima di essersi affacciato al nostro finestrino per chiedere in tono ostile dove stessimo cercando di andare. Ho farfugliato in risposta "We are lost, where is the Khasab Hotel?"). Questo ha messo fine alle nostre attività di intelligence. Non ne vado per niente fiera. 
A me il rosso metallizzato non pare il colore ideale per aggirarci in incognito però la combo volante-manicure è stilosissima.
In sintesi la nostra ricerca, integrata dalle testimonianze dei locali - che parlano della questione come se fosse la cosa più normale del mondo - e da varie fonti giornalistiche, ci dice questo:

Ogni mattina qualche centinaio di barchini veloci lascia l'Iran schivando la Guardia Costiera iraniana. Carichi di capre e pecore, attraversano lo Stretto e puntano su Khasab dove scaricano gli ovini, caricano sigarette e televisori e, veloci come sono arrivati, ripartono per l'Iran. 

Su questo sono tutti d'accordo. Dal proprietario dell'autonoleggio alla receptionist dell'albergo.
Foto di Reuters, link in fondo al post. Leggetevi l'articolo e guardatevi le immagini!

Le capre arrivano. I televisori partono. Fin qui ci siamo ma, nello specifico, come è strutturata la transazione? Dove vanno le capre che il Musandam ha tipo 20.000 abitanti e mica possono mangiare tutte 'ste capre da soli? Da dove vengono tutti quei televisori? La risposta a entrambe le domande sembra essere "Emirati Arabi Uniti".

Come si svolge lo scambio? Chi paga gli scafisti di ovini e prende in consegna le bestie? Chi trasporta i televisori al porto? Chi gestisce i pagamenti? La risposta a tutte queste domande pare essere "gli omaniti". In effetti a Khasab ogni tre insegne, due appartengono a minuscoli "Import Export Offices"

Dove depositano la merce? Questa la so: al porto. Sì, al porto di Khasab che ha una sezione ufficialmente dedicata a questo peculiare commercio.

Chi ne beneficia? Un po' tutti, immagino. Gli iraniani riescono a procurarsi merci che altrimenti non potrebbero importare a causa delle sanzioni (e ci guadagnano qualcosina gli scafisti e "qualcosona" gli organizzatori piazzati oltre-stretto). Gli emiratini mandano in Oman TV e Marlboro e riportano a casa capre, con un profitto che faccio fatica a calcolare ma presumo interessante. Gli omaniti si occupano di trasporto via terra, logistica, stoccaggio, brokerage e, di riffa o di raffa, si fanno pagare da tutti gli altri. Chi ci perde? Come sempre, quando qualcuno ci perde, sono quelli che ci guadagnano meno: le acque dello stretto sono pericolose...


Se volete saperne di più, oltre a guardare il video, in calce c'è una breve raccolta di articoli e foto che ho collezionato nel tentativo di capire meglio questo interessante fenomeno commerciale.

France 24 ne scrive qui. Reuters qui parla della crisi del commercio dovuta al crollo della valuta iraniana e del ruolo delle autorità locali nella vicenda che - come avrete notato - io evito deliberatamente di menzionare (wink wink). D'altronde il governo, dopo essere stato cazziato dalla Germania l'anno scorso, non credo voglia sentirne parlare troppo. Qui trovate un po' di foto e qui l'album che sognavo di produrre ma che non ho potuto nemmeno cominciare dato che la zona carico/scarico del porto è stata chiusa al pubblico. Però una foto, una sola, un po' sfuocata e decisamente in lontananza sono riuscita a farla. Tre giorni di duro lavoro per questo:
Fierissima di questo piccolo momento di giornalismo investigativo. Ingrandite fino a intravedere le barche cariche di pacchi grigi.

Wednesday, September 11, 2013

Una piccola guerra in Medio Oriente, ovvero la Parabola della parabola.

Mentre gente di un certo livello attende il post sui contrabbandieri iraniani (che ho iniziato ma sto cercando di confezionare in modo da non attirarmi le ire delle autorita' del Sultanato), nelle ultime 24 ore va svolgendosi, nel silenzio dei media, una piccola, interessantissima riedizione del casino mediorientale.

I personaggi:
  • Padrona di Casa Occidentale
  • Inquilino Iraniano
  • Agente Immobiliare Saudita
  • Condominio US/Commonwealth
  • Casalinghe Isteriche
E' il 10 settembre 2013 e Padrona di Casa si sta facendo i fatti suoi in ufficio. "Pin", posta in arrivo su Gmail. 
Nuuuuuuuuuuuuuuuu, i fanatici dell'ordine mondiale condominiale!!!
La situazione e' seria. Inquilino Iraniano sapeva che il condominio non avrebbe tollerato un'antenna parabolica sulla facciata del palazzo. 
Inquilino Iraniano ha sfidato il sistema e il sistema - ratto come un furetto - minaccia pesantissime ritorsioni. "Se entro 7 giorni non ristorerai l'armonia estetica della nostra ordinatissima comunita', glielo diciamo alla Muscat Municipality (che poi fara' qualcosa, anche se nessuno sa bene cosa)".
Padrona di casa occidentale subodora una lunga guerra di trincea e tenta la contromossa chiamando in causa Agente Immobiliare Saudita, un simpatico beone che ha adottato da anni la classica uniforme Tecnocasa: capello ingellato, cravatta di colori improbabili dal nodo gigantesco, pantaloni troppo stretti e scarpe a punta. 
Agente Immobiliare Saudita e' in ottimi rapporti con Padrona di Casa - che finanzia una discreta quota parte dei Mohitos di cui va ghiotto - ma e' anche legato a filo doppio al Condominio, il suo piu' potente alleato.

Pausa suspence e pregiatissima mappa della zona di guerra:

Nemmeno Paint so usare decentemente...
Agente Immobiliare Saudita sorseggia un cocktail cercando di decidere da che parte stare. Dopo lungo cogitare, incapace di schierarsi apertamente, opta per una manovra diversiva e coinvolge  Collega Filippina uscendo ufficialmente di scena ma continuando a manovrare le sue pedine nell'ombra.

Condominio inizia a pentirsi. Ha stabilito un ultimatum e ha promesso una punizione esemplare ma sa che rivolgersi alla Muscat Municipality e' un esercizio burocratico che mettera' a dura prova le sue truppe. La diplomazia e' al lavoro, e' una corsa contro il tempo e non e' una corsa molto ordinata dato che i negoziati si stanno svolgendo in forma scritta in un inglese prossimo all'incomprensibilita'. 
Padrona di Casa scrive a condominio promettendo un generico intervento risolutivo. Condominio, sollevato, risponde in termini amichevoli. Filippina contatta Iraniano. Iraniano contatta Condominio rinfacciando screzi passati ma proponendo una pace che salvi l'onore di entrambi i contendenti.
L'offerta e' sul tavolo: Inquilino Iraniano chiede accesso al tetto condominiale per piazzare la sua parabola nel rispetto dell'ordine e del decoro. La palla passa a Condominio. 
Padrona di casa, dopo la fascinazione iniziale per l'allegoria della politica internazionale di cui si e' ritrovata protagonista, si e' gia' rotta i maroni. 

Secondo voi come va a finire?

Monday, September 2, 2013

Wake me up when September ends...

E' ufficiale: mi sono persa un mese per strada. Era luglio quando chiudevo il blog per ferie. Oggi e' il 2 settembre e non so come sia potuto succedere (contando, oltretutto, che secondo il mio personale senso dello scorrere del tempo, dovremmo essere piu' o meno a meta' aprile). 

Sono sconcertata e oberatissima di cose da scrivere quindi mettetevi comodi e procediamo con ordine partendo dai fatti miei. 

Vacanze di Luglio

Muscat-Doha-Barcellona-Fuerteventura-Barcellona-Venezia-Doha-Muscat

Praticamente 20 giorni di voli. Alzatacce, mezzi pubblici (rabbrividiamo), bagaglio perso - per fortuna una sola volta e non durante il trasporto formaggi/salumi verso il Sultanato, incastri di miglia e tessere frequent flyers e un paio di voli low cost che il mio ego expat viziato aborre. Chiunque non mi lasci trasportare il mio peso corporeo in valigie, borsette e, se mi aggrada, TV a 42 pollici, e' un barbaro. Pollice alto per Fuerteventura. Seguira' post dedicato in cui vi mostro come e perche' e' uguale all'Oman ma con piu' alcool. 

Per 100 beizas: Oman o Fuerteventura?
Per concludere ho fatto un passaggio breve ma intenso a Verona per visite e celebrazioni del mio genetliaco, festeggiato in tuta e ciabatte causa smarrimento bagagli.

Vacanze di Agosto 

10 giorni di Ramadan e due brevi pause fuori porta in un mese ridicolmente pieno di lavoro.
Musandam e Dubai. Seguira' post dedicato ai contrabbandieri iraniani che fanno base a Khasab (Musandam) e dei tentativi miei e di C. di capire il funzionamento di questo affascinante commercio di capre, sigarette e televisori a schermo piatto. 
Oltre che di contrabbandieri iraniani, il Musandam e' pieno di cormorani!
Non risparmiero' quattro parole su quanto siano screanzati i nostri vicini emiratini e su come sia stato sociologicamente interessantissimo presentarmi al Business Lunch di Zuma in DIFC (Dubai International Financial Centre) in jeans e maglietta.

Nel frattempo: 
  • mi sono re-iscritta al Boot Camp che riparte domenica prossima: il progetto dell'inverno e' la scalata collettiva del Kilimangiaro in febbraio e - dato che sono cretina - ci sto pensando; 
  • ho comprato un robot da cucina che rifiuta di obbedirmi; 
  • mi si e' allagata casa (ma forse questo gia' lo sapete); 
  • mi sono data agli acquisti di gruppo di frutta e verdura ai Mercati Generali; 
  • il mio nuovo praticante e' scomparso da 6 settimane e, l'ultima volta che si e' palesato su Whatssup, mi ha mandato foto di lui medesimo in un hotel di lusso in Europa a bere caffettini con El Shaarawy; 
  • Collega Scozzese Cinico e' dato per disperso da un mese e mezzo, insomma, c'e' confusione.
Per farvi rientrare nel loop e in attesa delle mie "utili" recensioni di viaggio, vi rifilo un po' di compiti a casa: 

1. Leggete Dhofari Gucci sullo scandalo dell'articolo di The Week sulla comunita' gay, qui.  Il tutto e' stato rimosso e The Week ha pubblicato un annuncio di scuse.

Se avete domande, ho una copia cartacea del giornale che include il pezzo in questione!
2. Per le nuove norme in tema di locali danzanti e gruppi di musica dal vivo emesse dal Ministero del Turismo, leggetivi il riassunto di Muscat Mutterings qui. Il Regolamento e' spassosissimo nella forma, meno nei - poco comprensibili - contenuti. Per chi aveva giurato di lasciare il Sultanato all'istante perche' con le nuove regole tutti i bar devono chiudere a mezzanotte, tranquillizzatevi, non e' vero.

3. Pirati, pirati, pirati. Da Muscat Daily: 

"Three separate approaches on merchant vessels by suspected Somali pirates have been reported in the Sea of Oman in the past ten days, including one incident which took place just 22 nautical miles from Sohar, according to the Oceanuslive maritime monitoring organisation." Riapriamo la stagione...

4. Politica Internazionale

Mentre tutti guardano alla Siria, il Sultano e' andato in visita in Iran. Favorisco la mia foto preferitissima fra le migliaia che sono state pubblicate.
La vestaglia d'organza...
 La foto viene da un articolo di Al Monitor . Non perdetevi il commento in calce del Sig. Obaid Karki, un uomo che si definisce "Paulite Picassoic Provocateur Constitutionalist Libertarian from UAE, Sexagenarian Paleoconservative of Arabspringer Attitude, Blackbelt Diehart Diogenesist, Spinoziste". Non capisco quasi un cazzo di quel che scrive pero' ha un notevole fattore di intrattenimento (anche se disapprovo per partito preso qualsiasi critica al meraviglioso Q.). Qui sotto la copertina del suo delirante, ipnotico blog. Se volete dare un'occhiata a quel che scrive questo bell'ometto, lo fate a vostro rischio e pericolo su alakhtal.wordpress.com.


5. Fashion in the Gulf

Gia' che si parla di roba ipnotica che ti cattura in un buco nero di vacua inutilita' e ti da' piu' dipendenza degli oppiacei, e' venuto il momento di confessare che seguo Latifa Al Shamsi e le sue manine tozze coperte di gioielli Van Cleef & Arpels. Se vi interessa come si veste e si accessoria (se questa parola esiste) un'emiratina ricca, non potete perdervelo.

Buon divertimento e a presto.