Tuesday, March 19, 2013

Rassegna Stampa dal Sultanato/Accorato Appello alle esperte di moda e bon ton

Con buona pace della descrizione standard del Sultanato ("a Quiet Country"), di questi tempi non ci si può distrarre un attimo che succede la qualunque.

Dopo disordini e forze speciali sotto casa (finalmente qualcuno si esprime a riguardo qui), la settimana ci ha regalato pirati nel Golfo di Aden, personale connazionale anti-pirateria che fa commenti salaci a femmine di passaggio pensando che qua l'italiano non lo capisca nessuno, principi e principesse (vabbè, Carlo e Camilla che sono venuti a trovare il Sultano e creano ingorghi spaventosi spostandosi in giro col solito mega-corteo), falsi sequestri di persona inscenati da ragazzini indiani terrorizzati dal compito in classe di matematica, intestatatari di conti bancari a Cipro che strisciano carte di credito come se non ci fosse un domani - che per i loro soldi, in effetti, non c'è - prima che Nicosia riapra le banche, la sterlina inglese in debole ripresa che mi ha fatto guadagnare 3 o 4 vodka tonic e, dulcis in fundo, la necessità di comprare un cappello.  Io odio i cappelli. I cappelli mi trasformano in un tristissimo ibrido tra un fungo e un nano da giardino. 

Non mi spiego il perchè ma, quando H. ha proposto di andare ad Ascot a vedere le corse di cavalli con l'albionica Regina, l'entusiasmo alcolico ha risposto per me "Ovvio che si va!". Prenotiamo l'ennesimo volo e cominciamo a cercare un cappello. Consigli? Idee? C'è qualche straccio di fashion blogger o aspirante tale fra i lettori? Aiuto! 

L'ultimo cappello  che ho comprato e' un Chitrali Hat (o Peshawar Hat) acquisito in un mercato su per i monti pakistani in zona Abbottabad. Mi piace parecchio lo stile tribal-rinascimentale e vari esemplari saranno distribuiti ad amici e parenti. Purtroppo pero' temo che un cappello in lana cotta da montanaro del Karakorum non sia adatto ad Ascot.

Il cappello secondo Google Images



Una pregiata foto della sottoscritta col cappello
 Per concludere, l'inverno sta finendo (inserire adattamento del motivetto dei Righeira). Ieri l'auto parcheggiata in pieno sole alle 9:00, alle 13:30 mostrava fiera una temperatura di 39C. Lacrime.

Fra un paio di giorni arrivo in Europa. Spagna, Svizzera, Italia. Disponibile ad aperitivi itineranti.

Monday, March 11, 2013

Bras d'Honneur ovvero il Gesto dell'Ombrello

Paese che vai, usanze che trovi. Questo vale, ovviamente, anche per i gesti.

Corollario: se sei omanita e ti trovi in Italia tieni le manine ben nascoste nelle tasche della tua dishdasha perche' ci sono ottime probabilita' che finisca a ceffoni.

La peggiore delle combinazioni possibili in uno studio legale e' la stupefacente sequenza di gesti indigeni abbinata a un concetto come "Aspetta un attimo che ti porto i documenti". Dopo essermi strozzata per anni sforzandomi di non ridergli in faccia, ho chiesto a praticante M. di posare per Voi. Questo e' - in sequenza - quel che vedo  praticamente tutti i giorni.

Aspetta un attimo!

Documenti (secondo M. la misura del "cubito" starebbe a rappresentare il formato A4)
Per concludere questo post di enorme valore educativo, Vi rimando a Wikipedia che ci spiega, ad esempio, che:
"In Poland, the gesture is known as gest Kozakiewicza ("Kozakiewicz's gesture") after Władysław Kozakiewicz, who famously displayed this gesture after winning the gold medal in the pole vault at the 1980 Summer Olympics in front of a hostile crowd in Moscow. This coincided with the rise of the Solidarity Union in Poland in 1980. In Croatia, the gesture is known as bosanski grb ("The Bosnian Coat-of-Arms") after the territorial coat of arms of Bosnia during the Austro-Hungarian reign, that is somewhat similar to the actual gesture."

P.S. In questo blog non parlo di politica ne' di religione. Lo faro' un giorno, quando tornero' a vivere in Europa e avro' talmente tanto da scrivere che mi servira' un biennio sabbatico ma, per ora, soprassiedo. Quel che mi da' da pensare e' che anche i blog locali che, in modo piu' o meno esplicito, hanno sempre commentato quel poco di cronaca che abbiamo, non abbiano fatto accenno ai disordini del weekend. Mentre si manifestava all'Opera House e un giornale in particolare si riempiva di articoli e foto delle forze speciali schierate nel parcheggio del mio palazzo, i bloggers locali non hanno scritto manco mezza parola. Mala tempora currunt... Comunque sto bene, grazie! Se vi interessa, trovate info qui e qui.


Friday, March 8, 2013

Curry? Hummous? Mangiateveli voi che qua e' finalmente arrivata la PIZZA.

Nella classifica delle domande sull'Oman che sento più spesso, ce n'è una che tallona da vicino "Devi metterti il velo?" e "Come faccio a venire nel Sultanato e diventare ricchissimo?". Medaglia di Bronzo delle FAQ - e costante preoccupazione dell'italiano medio - é "cosa si mangia in Oman?". Premetto che io cucino. Cucino come se non ci fosse un domani e cucino cose che in Italia non avevo mai cucinato. Mangio a casa ogni volta che posso perchè fuori mi aspetta, implacabile, la tragica scelta "arabo/indiano".

Disclaimer: De gustibus non est disputandum ma prima di riempirvi la bocca di critiche di piccineria, campanilismo e chiusura mentale, meditate sul fatto che sono qua da cinque anni. Cinque anni. Non due settimane in un villaggio turistico a Sharm El Sheik "che figata la shisha e l'hummous è buonissimo".  Che tanto nel villaggio, dopo due giorni, mollate l'hummous per gli spaghetti scotti. Non mentite che vi ho visti coi miei occhi.

Bene, cominciamo:

Cosa dite? Che la cucina indiana e' il frutto meraviglioso di una civilta' millenaria, declinato in un ventaglio infinito di variazioni regionali? Si, vabbe', fatevi due passi nei corridoi di un palazzo d'appartamenti di Wadi Kabir in cui bollono da decenni pignatte di curry, annusate con soddisfazione il paradisiaco aroma e poi ne riparliamo con calma. Magari aspetto anche un paio di giorni che digeriate il vostro goloso pasto.

Hummous, Mutabal e Fattoush? Hmmm, che ghiottoneria. La ricca e variegata cucina araba, i sapori da Mille e una Notte. Bene, alternativi e intellettuali, procedete a nutrirvi di buffet libanesi per una settimana. Mi raccomando, pranzo e cena. Senza barare. Poi tornate qua e chiedete perdono. A quel punto potete andare a farvi una carbonara.  

Il problema di voi  connazionali che avete la fortuna (o la sfortuna ma questo e' opinabile) di vivere nel paese col cibo piu' spettacolare dell'universo creato, è che non ve ne rendete nemmeno conto. Noi esiliati, vittime dei capricci dei supermercati locali, per cui il gorgonzola non serve ma 134 varieta' di curry sono fondamentali, piangiamo in silenzio - e un po' moriamo dentro - ogni volta che ci invitano ad un buffet e ci troviamo davanti il consueto, immutabile, ormai intollerabile menu.

Accompagnati dalla tristezza, si parte con l'immancabile combo di antipasti "involtino primavera/samosa/fattoush". A seguire il "main course", solito pollo, solito pesce e solita opzione vegetariana per gli indiani. Il tutto accompagnato da riso. Per finire, Um Ali, il budino di riso (che, ad essere onesta, mi piace pure ma non basta a dissipare la nube nera della depressione da buffet).

Tuttavia questa settimana ha visto un cambio epocale. Una rivoluzione. Un innalzamento immediato della qualità della vita di tutti i connazionali spiaggiati a Muscat.

Ha finalmento aperto LA PIZZERIA.

Applausi, giubilo, urla da stadio, trombette e lingue di Menelik.

Vero forno a legna italiano (con legna importata dall'Italia!), farina, pomodoro e mozzarella dal Belpaese e, per finire in gloria, pizzaiolo napoletano in carne e ossa. Martedì sera ho mangiato la prima pizza, mercoledì mi sono trattenuta dall'andare a mangiare la seconda. Ieri però ci sono tornata... 
Il Pizzaiolo Fabio, idolo delle folle ed eroe nazional-popolare.
D'ora in poi il mio pasto standard.

Wednesday, March 6, 2013

La Ragioniera Mon Cicci

Santi Numi! Poc'anzi me ne stavo nel mio ufficio a scrivere controvoglia una mail di (non)aggiornamento per un cliente intrappolato nella burocrazia omanita quando mi appare - senza preavviso - la nuova impiegata dello studio. 

Non ho trovato Mon Cicci Contabile ma per il resto e' UGUALE
 "Inizio domenica ma sono venuta oggi per il passaggio delle consegne"

"Vabbe', devi parlare con M. Lo sento da qua che urla al telefono in Malayalam, siediti in ufficio da me due minuti e appena finisce puoi andare da lui"

"Grazie, cos'hai li sotto?"

"La mia merenda, vuoi qualcosa? Ho cioccolatini, frutta secca, biscotti e noci assortite che alle 6 devo andare in palestra e necessito di nutrimento"

"Si, grazie, un po' di tutto. Buoni i cioccolatini, ti scoccia se li mangio tutti e 5 e ti lascio la scatola vuota? E questa cos'e'? Un'albicocca secca? Buona, ne hai altre? E' sana questa roba che mangi? Ma dove vai in palestra? E quanto costa? Sai, io sono grassa [e ci credo che sei un barilotto, mi hai spazzolato una settimana di scorte-merenda in 45 secondi secchi]. Tu eri grassa? E poi sei andata in palestra e sei dimagrita? Ah, ma hai da fare? Ti sto disturbando? Sai mi piace parlare con te. Secondo te cosa dovrei fare in palestra? Che poi non mi ricordo come ti chiami. Ah, Alisendra, e di dove sei? Ma dai, Italia? Quindi appartieni alla Santa Romana Chiesa Cattolica e Apostolica, io credo moltissimo in Gesu', vado in chiesa a Ruwi. Tu vieni a messa vero? Come no? Nemmeno a Natale e Pasqua?"

Eccetera, eccetera, eccetera.

Abbiate pieta' di me, abbattetemi...