Wednesday, February 13, 2013

Voi ne capite di vela? Io no.

Essere assolutamente incapace di fare qualcosa, d'altronde, non mi hai mai impedito di imporre la mia incompetente e rumorosa presenza a gente ben più esperta e interessata. 

A fine gennaio è arrivato a Muscat il carrozzone del RC44. Barche, russi abbienti, russe meno abbienti, hospitality yachts e amenità assortite. Quel che non ci si aspettava è che sarebbe apparso un Team Italia che manda affanculo il concetto dei 6 gradi di separazione: il gruppo includeva un compagno di liceo della mia compagna di banco del Master, il fratello di una mia compagna di liceo, il figlio di un amico di un amico che sta a Muscat (di un collega, di un cugino, del macellaio, del parroco del paese di campagna dove ha la casa la suocera del vicino di casa, non so, ad un certo punto ho perso il filo). Al solito l'incontro iper-Carramba tra la comunità italica emigrata e i visitatori dalla patria lontana è degenerato a velocità insensata in una serie infinita di aperitivi, cene e (Cate, per te) apericene.

Bevendo, chiaccherando, comprando abiti da omanita per i siculi col physique du role (perdonate l'assenza di accenti) e bevendo un altro po', arriva l'invito definitivo: dai che domani proviamo la barca. E chi sono io per dire di no? La barca è questa.

Io sono la terza da sinistra. Invidiatemi tantissimo.
Il prestigioso equipaggio constava di due velisti veri, lo chef della squadra (vittima di un tragico incidente col boma, in parte addebitabile a me, e con la faccia coperta di sangue prima ancora di essere usciti dal porto), 2 o 3 ospiti con vari gradi di cognizione di causa e, per finire, 2 o 3 ospiti/zavorre inutili - se non dannose. Notate la fine diplomazia delle numerazioni variabili. 

Chapeau ai due "velisti veri" per la pazienza. Manovra-tipo:

"Gente, ora viriamo. Mettete via le macchine fotografiche, tu fai questo, tu fai quello, tu stai dove sei per carità, voi due sceme, forza e girate. Appena virato, tutti dall'altro lato, possibilmente senza cadere in mare".

Ad ogni modo la lentezza e scarsa agilità del tutto ha poi attirato in mare altre barche - secondo me curiose di vedere che gente aveva messo in mare il Team Italia.
Questo lavoro non lo dovrebbe fare un energumeno? E poi, da che parte hanno detto che dobbiamo girare? Ma quanti metri di vela mancano? Continuiamo?
Pomeriggio spassosissimo, grazie ancora ai ragazzi. E grazie anche dell'invito sull'Hospitality Yacht per seguire la regata (a parte la faccia ustionata e un principio di intossicazione alcolica, è stato proprio figo) e della cena al Golf Club.

Grazie di tutto e a presto, Inshallah, però sappiate che l'uscita in barca sarà per sempre il mio momento Barambani.


No comments: