Rimando a piu' tardi un resoconto della bellissima Turandot di ieri sera all'Opera House.
Ieri girellavo su Libro di Facce e ho notato che rimbalzava qua e la' fra i profili dei residenti italici del Sultanato un articolo di Repubblica intitolato "Oman al voto dopo la primavera araba: il sultano insegue un sogno moderato". Come non leggere? Infatti l'ho letto e ho un solo commento: PAURA. Non per le opinioni espresse, sia ben chiaro, e nemmeno per lo stile (anche se l'espressione "una paccata di soldi" non te l'aspetti quando si parla di politica economica di uno stato estero). Qui parliamo d'altro e ora vi mostro perche':
L'articolo originale e' qui.
Per comodita' riporto il testo completo (e una serie di osservazioni in parentesi quadre).
Oman al voto dopo la primavera araba
così il sultano insegue un sogno moderato
Elezioni libere, diritto di elettorato attivo e passivo per le donne, niente eccessi religiosi e un futuro come meta turistica: il piccolo [piccolo? ma sei sicuro che l'Oman sia "piccolo"? Pensa che da Muscat a Salalah ci sono 1.000 km di autostrada...] paese nella punta sud-orientale dell'Arabia va alle urne. E l'Occidente lo osserva con attenzione dal nostro invaito [sic] LUIGI BOLOGNINI
MASCATE - La Primavera araba si è sentita pure in Oman, anche se ben più blandamente che in Siria, Egitto e Libia: alcune sommosse di piazza, con un'ottantina di arresti, un po' di condanne a pene abbastanza miti e una paccata di soldi [di questo ho gia' detto: una paccata di petroldollari e' come l'abbiamo descritta noi parlandone al pub...ma tu? un "invaito" di un quotidiano nazionale?] (2,5 miliardi di dollari, che qui ovviamente sono petroldollari) concessa dal sultano Qabus bin Said tra aumenti di pensioni, salari fino al 100 per cento e nuovi posti di lavoro.
Ora si vedrà se anche l'autunno avrà qualche effetto, portando un po' più di democrazia. Perché oggi qui, nella punta sud-orientale dell'Arabia, si vota e sono elezioni da osservare con attenzione perché sono le prime dopo le rivolte degli scorsi mesi. A breve, entro fine 2011, toccherà a Tunisia, Marocco, Egitto, Giordania.
In Oman si inizierà a capire che aria tira. In più queste sono elezioni democratiche. Almeno secondo gli standard della zona: partiti non ce ne sono, la libertà di stampa è relativa, e non sono state ammesse Ong internazionali per monitorare la correttezza del voto. Però è stata una campagna elettorale libera, con una serie di incontri tra elettori e aspiranti eletti in cui si è potuto discutere di tutto senza vincoli. E le strade della capitale Mascate - una Los Angeles musulmana [Una che???], vasta 1500 chilometri quadrati stretta tra montagne e mare e percorribile solo in automobile - sono costellate di faccioni [si vabbe', non sono tutti delle silfidi ma anche qui, forse, una descrizione diversa la si poteva trovare] di candidati. Quasi tutti maschi, però qua e là spuntano anche le donne. Che qui dal 1994 possono non solo votare, ma pure essere votate.
Ce ne sono in corsa 82 (e almeno 5 dovrebbero farcela) su 1.133 aspiranti a uno degli 84 seggi della Shura, l'assemblea nazionale [non avevo voglia di controllare i numeri]. Che, altra sorpresa per la zona, non è solo simbolica: ulteriore effetto della Primavera araba è stato che Qabus bin Said [allora, dalla definizione di "invaito" si presume che il Bolognini sia venuto in Oman per produrre questo capolavoro del giornalismo. Bene, e' difficile non vedere in giro il nome del Sultano come comunemente scritto in inglese. Mi vengono in mente la Sultan Qaboos Highway, il Sultan Qaboos Port, la Sultan Qaboos University, la zona di Madinat Sultan Qaboos, roba che appare in un cartellone ogni 100 m...ma io dico...almeno il nome del Sultano lo si poteva scrivere nella traslitterazione comune?] ha conferito poteri legislativi e di controllo del governo al Consiglio d'Oman, formato dalla Shura e da un Consiglio di Stato designato dal sovrano.
Sovrano di cui vale la pena di parlare perché è una figura decisamente diversa da dittatori alla Mubarak o alla Gheddafi: amatissimo dal popolo, Qabus bin Said è sul trono dal 1971 [e qui si sciala... pensa tu, caro Bolognini che l'anno scorso, che fino a prova contraria era il 2010, abbiamo festeggiato per settimane il 40esimo anno sul trono del Sultano. Pensa, nel 2010, che se sottrai 40 anni ci porta al 1970. Abbiamo sbagliato noi o sbagli tu?] , anno dell'indipendenza dal Regno Unito [ma no? ma dici veramente? Qaboos e' succeduto nel 1970 a suo padre Taimur. Se ne deduce che, prima del 1970, il Sultano dell'Oman era Taimur e non la buona vecchia Regina Elisabetta. L'Oman, nonostante i suoi stretti rapporti con l'Inghilterra, non era una colonia] . E in 41 anni ha rivoltato l'Oman come un calzino [altra espressione raffinatissima...], modernizzandolo non solo nella politica, ma anche nelle infrastrutture e nei servizi sociali.
L'Onu ha decretato l'Oman come il Paese che negli ultimi 40 anni ha fatto più progressi di tutti in termini di sviluppo umano sulla base di criteri come scolarità, assistenza sanitaria, lotta alla povertà, tutela della donna (nel governo attuale ci sono due ministre) e dell'infanzia.
Merito anche dell'educazione che il sultano [una "S" maiuscola no? Cosi', tanto per dire] ha ricevuto in gioventù in Inghilterra. Che gli ha lasciato tra l'altro due cose. Una certa simpatia per le democrazie liberali, a cui probabilmente vuole portare l'Oman, ma senza scossoni per evitare contraccolpi (i ritmi lenti, in tutto, sono uno stile di vita qui). E un amore sconfinato per la musica: ieri sera si è inaugurata a Mascate la Royal Opera House, un magnifico teatro per musica classica e non solo, voluta da lui.
In scena c'era la Turandot con la regia teatrale di Franco Zeffirelli e quella musicale di Placido Domingo, in un allestimento curato dalla Fondazione Arena di Verona. Uno spettacolo perfetto per sfarzo, messinscena e teatralità che ha lasciato a bocca aperta gli omaniti, che il sultano vuole sempre più avvicinare alla cultura occidentale (in cartellone tra l'altro, a prezzi decisamente politici, Bocelli e il jazzista Wynton Marsalis).
Per la verità l'Oman sembra già molto occidentalizzato: le donne, oltre che votare, possono anche guidare [parliamo con calma di questa faccenda: in Oman le donne possono guidare come in TUTTI I PAESI DEL MONDO tranne l'Arabia Saudita, dove sta la notizia?] e qualcuna si azzarda anche a girare senza velo, nei suk le t-shirt dei campioni statunitensi di wrestling stanno tranquillamente accanto ai thawb, le classiche tuniche bianche arabe [ora mi metto a cercare un omanita che chiama la sua dishdasha "thawb"], e l'influenza più tangibile della religione musulmana è il muezzin che a mezzogiorno e al tramonto intona litanie dalla torretta della moschea [sono piena di disappunto: come ricorderanno Gabriele, Andrea e Roberta con cui si commentava ieri, qui invece di "moschea", c'era scritto "sinagoga". Dato che lo svarione e' stato corretto, si poteva dare una sistemata anche al resto. Per iniziare in pignoleria la "torretta" si chiama "minareto", per continuare con spocchia, e' cosa nota ai piu' che i musulmani pregano cinque volte al giorno e non due, a mezzogiorno e al tramonto. AGGIORNAMENTO DELL'ULTIMA ORA: Per chi volesse controllare, il testo originale e' stato ripreso da vari siti di informazione che ancora descrivono un muezzin probabilmente disorientatissimo sulla torretta che, in ogni sinagoga che si rispetti, diffonde il richiamo della preghiera. Vedete, ad esempio, qui http://www.iljournal.it/2011/le-elezioni-democratiche-in-oman/269846 e ringraziate il Pignolo per la segnalazione. Dovessero correggere anche questo, niente paura, ho fatto un PrintScreen! Tornando al pregiatissimo autore, io credo di aver imparato la differenza tra una moschea e una sinagoga in terza elementare ma purtroppo questo non mi e' bastato per girare il Medio Oriente con rimborso spese scrivendo articoli di giornale a casaccio].
La nascita della Royal Opera House non soddisfa solo la melomania del sultano [e ridagli con 'sta "s" minuscola...] (che spesso ama dirigere personalmente un'orchestra) , ma anche il desiderio di attirare un certo tipo di visitatori da tutta la regione araba se non dal mondo. Per cercare di uscire dalla - piacevolissima - dittatura economica del petrolio e diventare sempre più un centro turistico di qualità, grazie anche a un deserto tutto da vedere e a un mare pulitissimo. Come Mascate, dove non si vede una cartaccia per terra neanche a pagarla [sistemiamo la costruzione di questo periodo che mi fa venire mal di testa? Come si collega con la frase precedente? Qualcuno me lo spieghi].
Anche per questo laicismo, oltre che per le concessioni di Qabus bin Said della scorsa primavera, le elezioni dovrebbero portare a un successo dei candidati meno integralisti e conservatori. Ci spera il mondo occidentale, Usa [Chi? Gli Stai Uniti d'America? Modo interessante di scriverne il nome...] in testa, che considera l'Oman un alleato strategico nella regione. E anche Puccini può servire.
FINE.
Per chi si sta chiedendo il perche' di tanta acrimonia: non e' per l'Oman; e' perche' io leggo i giornali e ne leggo diversi ogni giorno. Dell'argomento di questo specifico articolo so parecchio per ovvie ragioni e sono in grado di riconoscere le fregnacce (lo stile disinvolto e' contagioso :) ma questo mi da' da pensare: quando leggo di Guinea Bissau, nanotecnologie o cure per il cancro, quante stronzate mi propinano?
So anch'io che la versione online e' "diversa" ma, sapete com'e', l'edicola sotto casa a Muscat non abbonda di italica stampa e Internet e' la mia unica opzione.
Per finire, se l'autore si offende, che succede? Sui giornali si fa un gran parlare di legge bavaglio...
Ieri girellavo su Libro di Facce e ho notato che rimbalzava qua e la' fra i profili dei residenti italici del Sultanato un articolo di Repubblica intitolato "Oman al voto dopo la primavera araba: il sultano insegue un sogno moderato". Come non leggere? Infatti l'ho letto e ho un solo commento: PAURA. Non per le opinioni espresse, sia ben chiaro, e nemmeno per lo stile (anche se l'espressione "una paccata di soldi" non te l'aspetti quando si parla di politica economica di uno stato estero). Qui parliamo d'altro e ora vi mostro perche':
L'articolo originale e' qui.
Per comodita' riporto il testo completo (e una serie di osservazioni in parentesi quadre).
Oman al voto dopo la primavera araba
così il sultano insegue un sogno moderato
Elezioni libere, diritto di elettorato attivo e passivo per le donne, niente eccessi religiosi e un futuro come meta turistica: il piccolo [piccolo? ma sei sicuro che l'Oman sia "piccolo"? Pensa che da Muscat a Salalah ci sono 1.000 km di autostrada...] paese nella punta sud-orientale dell'Arabia va alle urne. E l'Occidente lo osserva con attenzione dal nostro invaito [sic] LUIGI BOLOGNINI
MASCATE - La Primavera araba si è sentita pure in Oman, anche se ben più blandamente che in Siria, Egitto e Libia: alcune sommosse di piazza, con un'ottantina di arresti, un po' di condanne a pene abbastanza miti e una paccata di soldi [di questo ho gia' detto: una paccata di petroldollari e' come l'abbiamo descritta noi parlandone al pub...ma tu? un "invaito" di un quotidiano nazionale?] (2,5 miliardi di dollari, che qui ovviamente sono petroldollari) concessa dal sultano Qabus bin Said tra aumenti di pensioni, salari fino al 100 per cento e nuovi posti di lavoro.
Ora si vedrà se anche l'autunno avrà qualche effetto, portando un po' più di democrazia. Perché oggi qui, nella punta sud-orientale dell'Arabia, si vota e sono elezioni da osservare con attenzione perché sono le prime dopo le rivolte degli scorsi mesi. A breve, entro fine 2011, toccherà a Tunisia, Marocco, Egitto, Giordania.
In Oman si inizierà a capire che aria tira. In più queste sono elezioni democratiche. Almeno secondo gli standard della zona: partiti non ce ne sono, la libertà di stampa è relativa, e non sono state ammesse Ong internazionali per monitorare la correttezza del voto. Però è stata una campagna elettorale libera, con una serie di incontri tra elettori e aspiranti eletti in cui si è potuto discutere di tutto senza vincoli. E le strade della capitale Mascate - una Los Angeles musulmana [Una che???], vasta 1500 chilometri quadrati stretta tra montagne e mare e percorribile solo in automobile - sono costellate di faccioni [si vabbe', non sono tutti delle silfidi ma anche qui, forse, una descrizione diversa la si poteva trovare] di candidati. Quasi tutti maschi, però qua e là spuntano anche le donne. Che qui dal 1994 possono non solo votare, ma pure essere votate.
Ce ne sono in corsa 82 (e almeno 5 dovrebbero farcela) su 1.133 aspiranti a uno degli 84 seggi della Shura, l'assemblea nazionale [non avevo voglia di controllare i numeri]. Che, altra sorpresa per la zona, non è solo simbolica: ulteriore effetto della Primavera araba è stato che Qabus bin Said [allora, dalla definizione di "invaito" si presume che il Bolognini sia venuto in Oman per produrre questo capolavoro del giornalismo. Bene, e' difficile non vedere in giro il nome del Sultano come comunemente scritto in inglese. Mi vengono in mente la Sultan Qaboos Highway, il Sultan Qaboos Port, la Sultan Qaboos University, la zona di Madinat Sultan Qaboos, roba che appare in un cartellone ogni 100 m...ma io dico...almeno il nome del Sultano lo si poteva scrivere nella traslitterazione comune?] ha conferito poteri legislativi e di controllo del governo al Consiglio d'Oman, formato dalla Shura e da un Consiglio di Stato designato dal sovrano.
Sovrano di cui vale la pena di parlare perché è una figura decisamente diversa da dittatori alla Mubarak o alla Gheddafi: amatissimo dal popolo, Qabus bin Said è sul trono dal 1971 [e qui si sciala... pensa tu, caro Bolognini che l'anno scorso, che fino a prova contraria era il 2010, abbiamo festeggiato per settimane il 40esimo anno sul trono del Sultano. Pensa, nel 2010, che se sottrai 40 anni ci porta al 1970. Abbiamo sbagliato noi o sbagli tu?] , anno dell'indipendenza dal Regno Unito [ma no? ma dici veramente? Qaboos e' succeduto nel 1970 a suo padre Taimur. Se ne deduce che, prima del 1970, il Sultano dell'Oman era Taimur e non la buona vecchia Regina Elisabetta. L'Oman, nonostante i suoi stretti rapporti con l'Inghilterra, non era una colonia] . E in 41 anni ha rivoltato l'Oman come un calzino [altra espressione raffinatissima...], modernizzandolo non solo nella politica, ma anche nelle infrastrutture e nei servizi sociali.
L'Onu ha decretato l'Oman come il Paese che negli ultimi 40 anni ha fatto più progressi di tutti in termini di sviluppo umano sulla base di criteri come scolarità, assistenza sanitaria, lotta alla povertà, tutela della donna (nel governo attuale ci sono due ministre) e dell'infanzia.
Merito anche dell'educazione che il sultano [una "S" maiuscola no? Cosi', tanto per dire] ha ricevuto in gioventù in Inghilterra. Che gli ha lasciato tra l'altro due cose. Una certa simpatia per le democrazie liberali, a cui probabilmente vuole portare l'Oman, ma senza scossoni per evitare contraccolpi (i ritmi lenti, in tutto, sono uno stile di vita qui). E un amore sconfinato per la musica: ieri sera si è inaugurata a Mascate la Royal Opera House, un magnifico teatro per musica classica e non solo, voluta da lui.
In scena c'era la Turandot con la regia teatrale di Franco Zeffirelli e quella musicale di Placido Domingo, in un allestimento curato dalla Fondazione Arena di Verona. Uno spettacolo perfetto per sfarzo, messinscena e teatralità che ha lasciato a bocca aperta gli omaniti, che il sultano vuole sempre più avvicinare alla cultura occidentale (in cartellone tra l'altro, a prezzi decisamente politici, Bocelli e il jazzista Wynton Marsalis).
Per la verità l'Oman sembra già molto occidentalizzato: le donne, oltre che votare, possono anche guidare [parliamo con calma di questa faccenda: in Oman le donne possono guidare come in TUTTI I PAESI DEL MONDO tranne l'Arabia Saudita, dove sta la notizia?] e qualcuna si azzarda anche a girare senza velo, nei suk le t-shirt dei campioni statunitensi di wrestling stanno tranquillamente accanto ai thawb, le classiche tuniche bianche arabe [ora mi metto a cercare un omanita che chiama la sua dishdasha "thawb"], e l'influenza più tangibile della religione musulmana è il muezzin che a mezzogiorno e al tramonto intona litanie dalla torretta della moschea [sono piena di disappunto: come ricorderanno Gabriele, Andrea e Roberta con cui si commentava ieri, qui invece di "moschea", c'era scritto "sinagoga". Dato che lo svarione e' stato corretto, si poteva dare una sistemata anche al resto. Per iniziare in pignoleria la "torretta" si chiama "minareto", per continuare con spocchia, e' cosa nota ai piu' che i musulmani pregano cinque volte al giorno e non due, a mezzogiorno e al tramonto. AGGIORNAMENTO DELL'ULTIMA ORA: Per chi volesse controllare, il testo originale e' stato ripreso da vari siti di informazione che ancora descrivono un muezzin probabilmente disorientatissimo sulla torretta che, in ogni sinagoga che si rispetti, diffonde il richiamo della preghiera. Vedete, ad esempio, qui http://www.iljo
La nascita della Royal Opera House non soddisfa solo la melomania del sultano [e ridagli con 'sta "s" minuscola...] (che spesso ama dirigere personalmente un'orchestra) , ma anche il desiderio di attirare un certo tipo di visitatori da tutta la regione araba se non dal mondo. Per cercare di uscire dalla - piacevolissima - dittatura economica del petrolio e diventare sempre più un centro turistico di qualità, grazie anche a un deserto tutto da vedere e a un mare pulitissimo. Come Mascate, dove non si vede una cartaccia per terra neanche a pagarla [sistemiamo la costruzione di questo periodo che mi fa venire mal di testa? Come si collega con la frase precedente? Qualcuno me lo spieghi].
Anche per questo laicismo, oltre che per le concessioni di Qabus bin Said della scorsa primavera, le elezioni dovrebbero portare a un successo dei candidati meno integralisti e conservatori. Ci spera il mondo occidentale, Usa [Chi? Gli Stai Uniti d'America? Modo interessante di scriverne il nome...] in testa, che considera l'Oman un alleato strategico nella regione. E anche Puccini può servire.
FINE.
Per chi si sta chiedendo il perche' di tanta acrimonia: non e' per l'Oman; e' perche' io leggo i giornali e ne leggo diversi ogni giorno. Dell'argomento di questo specifico articolo so parecchio per ovvie ragioni e sono in grado di riconoscere le fregnacce (lo stile disinvolto e' contagioso :) ma questo mi da' da pensare: quando leggo di Guinea Bissau, nanotecnologie o cure per il cancro, quante stronzate mi propinano?
So anch'io che la versione online e' "diversa" ma, sapete com'e', l'edicola sotto casa a Muscat non abbonda di italica stampa e Internet e' la mia unica opzione.
Per finire, se l'autore si offende, che succede? Sui giornali si fa un gran parlare di legge bavaglio...
18 comments:
ma chi crede piu' al giornalismo? (avevo gia' notato tante "fregnacce" anche sui giornali inglesi durante il periodo delle proteste in Oman e ho capito che non bisogna proprio credere a quello che si legge sui quotidiani a meno che si e' interessati all'opinione disinformata di qualche inviato a casaccio o addirittura del "giornalista" che rimane seduto alla sua scrivania e fa ricerca (mediocre) su internet).
Altro esempio. Ero in expedition e c'era un tizio che si spacciava per "foto giornalista", mi ha chiesto se volessi copiare alcune delle sue foto per eventualmente tenerle e usarle. Le ho copiate sul mio laptop piu' per gentilezza che per altro - faccio foto migliori io! Veramente. Ormai possiamo tutti spacciarci per chi che sia.
La tristezza e' che milioni di persone "si informano" leggendo e ascoltando "informazioni" di questo standard. :(
R.
se c'è riuscito lui posso diventare giornalista di Repubblica pure io...bleach!
R., che dire? Leggiamo Muscat Daily e The Week che e' meglio :)
Elisewin7, da quel che ho visto sul tuo blog, tu al Bolognini gli mangi il risotto in testa!
"e non sono state ammesse Ong internazionali per monitorare la correttezza del voto". Premesso che e' l'ONU che solitamente monitora e non le ONG (pensate a Gino Strada che fa il presidente di seggio alle scuole elementari di Muttrah :)), l'ONU monitora i paesi ad alto rischio di brogli con elezioni che si tengono dopo 20 anni di guerra civile! Mi spiegate che c'e' da monitorare in Oman? Pensare che gli ammessi al voto erano solo 500000 persone (su 2 milioni di Omaniti DOC), piu' che un parlamento, una assemblea condominiale!
Andrea
tranqui a., la legge bavaglio non penso possa travalicare i confini nazionali. vai a beccare i server su cui è ospitata la piattaforma. me li vedo a fare una rogatoria internazionale.
m.a.
Andrea: l'idea di Emergency per le strade di Wadi Kabir e' senz'altro affascinante ma non posso che darti ragione, non c'e' una fava da monitorare per millemila motivi. E anche se proprio proprio ci fosse lo farei fare a ONU e OCSE.
M.A. la mia non e' preoccupazione ma interesse giuridico-scientifico. Una rogatoria internazionale che arriva dul tavolo del PM a Ruwi credo possa dar vita al miglior romanzo comico/surreale del terzo millennio!
In realtà OSCE, non OCSE...sto diventando come loro! Aiuto!
io voto candidato Alexsender Zingales......si può???
L'autore non si offende, ma se permette ribatte, ringraziando (senza sarcasmo) per l'attenzione.
- Sulle osservazioni di stile non ho nulla da dire, il pezzo era volutamente scritto con uno stile un po' allegro, che poi è il mio - libera lei di apprezzarlo o no - visto che, come mi dimostra lei, i pezzi si leggono soprattutto nei bar e devono essere comprensibili. "Paccate" mi sembra più espressivo di "palate" o "iniezioni", "sultano" va con la minuscola punto e basta non essendo l'Italia un sultanato (anche se a volte viene da pensarlo) e non avendo noi un sultano. E comunque meno minuscole si usano nelle cariche politiche e governative e meglio è, per me.
- Mascate è una Los Angeles musulmana, ribadisco. Ovvero, come spiego subito dopo, una città lunghissima e strettissima fatta di strade dove si va a velocità assurde.
- Faccioni non è per la ciccia dei soggetti ma per le dimensioni delle facce, che su cartelloni di 50 metri quadrati sono inevitabilmente giganteschi.
- 84 seggi lo dice Mascate Daily. Vero che è il giornale per cui la "Turandot" della Royal Opera House (il vero motivo per cui ero lì) sarebbe stata diretta da Giacomo Puccini in persona, quindi mi auguro che almeno il numero di seggi non fosse sbagliato.
- Per la traslitterazione del nome del sultano (s minuscola) ho chiesto a un omanita
- L'Oman fino al 1970 era un protettorato britannico, che non è una colonia, ma non è neanche uno Stato indipendente. Confermo l'errore sul 1970/1971 per il sultano (s minuscola), mi spiace.
- Dishdasha è il nome omanita di quella tunica, mentre il nome thawb è quello più diffuso nel mondo arabo. Così mi è stato detto sempre dall'omanita cui mi sono rivolto. Avrò beccato un omanita babbeo, che le devo dire?
- Su sinagoga e moschea ha semplicemente e desolatamente (per me) ragione. Un lapsus ignobile - so benissimo la differenza, volevo scrivere una parola e me ne è uscita un'altra - per cui ho sofferto come un cane.
- Le confermo che Usa vuol dire Stati Uniti, so che non ci crederà.
Però su una cosa concordiamo (tre con 1970/1971 e moschea/sinagoga): sulla sua acrimonia. Mi dispiace per lei e per me.
Cordiali saluti e si goda quel bellissimo Paese dove vive, mi è piaciuto molto, davvero
Luigi Bolognini
Bolognini, sei un povero babbeo, ignorante quanto spocchioso. Sei la dimostrazione di quanto in basso è caduto questo paese. Pensare che una volta i giornalisti erano professionisti stimati e rispettati.
Sei così babbeo, tu, mica l'omanita che ti faceva da guida, che non vale nemmeno la pena di spiegarti il perché. Vatti a nascondere. Non dovrebbero lasciarti scrivere nemmeno sul giornalino della parrocchia.
m.a.
Al di la' della polemica, dello stile che puo' piacere o meno, degli insulti degli utenti che sono forse eccessivi e di minuzie come il termine piu' adatto a definire il camicione bianco, la mia opinione rimane invariata. Non c'e' niente di personale, sia ben chiaro, ma cosa significa "Me l'ha detto un omanita" o "l'ho letto su Muscat Daily"?
Il Ministero dell'Interno omanita pubblica le liste dei candidati e il numero dei membri della Shura e forse e' una fonte piu' affidabile dell' "omanita" o del giornale cittadino!
Per inciso, l'Oman non e' stato un protettorato inglese. Non lo dico io, lo dice una serie di trattati fra le due nazioni pubblicati non da Muscat Daily ma dal Foreign Commonwealth Office. Lo dice il World Factbook della CIA (lettura sempre interessante)e lo dice perfino Wikipedia. I protettorati erano Bahrain, Kuwait etc.
Qui mi fermo per non risultare noiosa ma la mia opinione non cambia. Col dovuto rispetto, ci si immagina un tipo di ricerca diverso da chi fa questo per lavoro.
D'altra parte, Repubblica al tempo del viaggio del Sultano (e un giorno magari parleremo di cosa dice l'Accademia della Crusca dull'uso delle maiuscole) in Italia parlo' di 6 mogli in viaggio con lui... peccato che Qaboos sia celibissimo e di mogli non ne abbia nemmeno una!
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/07/24/il-sultano-dell-oman-arriva-in-maxi-yacht.html
Saluti a tutti, io devo rimettermi a lavorare.
bolognini, leggi le mie labbra:
NE-AN-CHE SUL GIOR-NA-LI-NO DEL-LA PAR-ROC-CHI-A
anche se lì potrebbero essere ancora accettabili scuse tipo "Me l'ha detto il prete", "l'ho sentito dal sacrestano".
M.A.
Baba Qaboos so che si diletta suonando l'organo... che conduca la ROSO mi suona nuova....
E poi perche' dopo aver parlato degli USA mi tira fuori Puccini? Crede che sia americano? Ma soprattutto, non credera' mica anche lui sia ancora vivo??
Chiara, mi pareva strano non vederti nei commenti. Che ne sai tu solo perche' abiti qua da anni e conosci personalmente meta' dell'orchestra di Qaboos?
Due questioni tra le tante...
Vero è che Gino Strada non è stato ammesso a controllare i seggi di Wadi Kabir ma in compenso il governo dell’Oman si è preso la briga di scomodare Gemalto per realizzare il primo sistema di voto completamente elettronico… vuoi vedere che chiedendo agli omaniti babbei alle prossime elezioni nel Belpaese evitiamo le “paccate” di schede elettorali gettate nei rifiuti???
E poi una lancia a favore di Bolognini… stamattina girovagando per le strade della capitale mi sono imbattuta negli Halley Studios… su, non siate così pignoli, le colline di Ghala somigliano terribilmente a quelle di Hollywood…
cc
Ullallà... devo venirmi a fare una girata da quelle parti!
Intervengo umilmente,cara ali, per dirti che ero tentata di copiare le tue osservazioni e mandarle a "Repubblica", ma poi ho pensato che alla fine, se non verifica la professionalita' dei suoi giornalisti, non tocca a noi farlo.
Detto cio', il Bolognini non ti conosce e scambia la tua (da noi amata) precisione per acrimonia, risultando un po' puntiglioso lui.
Comunque per me, tre mea culpa da parte sua meritano un finale a tarallucci e vino, (piu' che insulti) e la proposta di ingaggiarti come esperta omanita al posto degli informatori locali.
Certo, se avesse letto il tuo blog prima.... ;) e magari eravate pure vicini la sera della Turandot...(di cui attendo resoconto dettagliato)
Besos!
lamilo
Lamilo, Turandot veramente bella. Ne scriverò domani (che non devo fare i burpees maledetti all'alba).
Mi stupiva che non avessi ancora preso parte alla polemica generale :)
Se qualcuno vuole farmi fare l'esperta omanita, son qua!
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