Oggi non avro’ un bell’aspetto ma sospettare che io abbia la lebbra mi sembra francamente eccessivo.
E’ tempo di rinnovare il permesso di soggiorno e quindi di fare le analisi del sangue, obbligatorie e mirate a scongiurare la presenza nel Sultanato di immigrati infetti.
Said, il PRO (leggi factotum abbastanza inutile) dello studio non mi ha voluta accompagnare. Lo sventurato piange ininterrottamente da giovedi al capezzale del suo pick up decorato a fiamme oro/argento che agonizza in un garage di Wadi Kabir dopo aver centrato un TIR alla rotonda del The Wave. La verita’ e’ che io non voglio andare in macchina con Said. Mai. Said guida come un cane idrofobo e, a cadenza trimestrale, resta coinvolto in incidenti potenzialmente mortali. Lui, poi, non si fa mai nulla ma i suoi passeggeri sovente si frantumano.
Decido quindi di raccogliere tutti i moduli ed avventurarmi in solitaria verso Darsait alla ricerca del temibile “Infectious Diseases Examination Section”, un Ufficio del Ministero della Sanita’ abilmente mimetizzato in un vicolo vicino al Lulu Hypermarket.
Lo Scozzese Cinico, bonta’ sua, mi disegna una mappa a dire il vero piuttosto criptica (vedi foto) e aggiunge:
“E’ facilissimo, la “S” e’ lo Sheraton e la mappa spiega perfettamente il percorso, se non lo trovi e’ perche’ sei bionda”.
“Alastair, io NON SONO BIONDA”.
“Beh, ancora peggio, allora…”
Tralascio un paio di svolte sbagliate e di manovre complicatissime in vicoli stretti e affollati di indianini nervosi che sgusciavano ovunque nelle loro Toyota Echo del 1985. In un paio di occasioni ho desiderato essere in Smart ma Scatola ha dato il meglio di se' sulle manovre di precisione. Stasera devo ricordarmi di grattare via dal paraurti un pony express con tutto il motorino, tre operai pakistani e una capra.
Sono finita in una scuola e in un Ufficio Pubblico segreto (cosi' segreto che nemmeno il custode sapeva cosa fosse) e ho pure scoperto una nuova strada per andare a Muttrah.
Nel frattempo tutti gli europei a cui avevo telefonato in cerca di aiuto avevano detto la stessa cosa. “Bla bla bla Sheraton, blabla ad un certo punto a destra, blablabla, non mi ricordo bene ma lo vedi perche’ ci sono sempre 100 milioni di indiani in coda”.
In ambulatorio –
“Salam Alaikum”
“Alaikum Salam”
- convenevoli vari -
“Tira su la manica, stringi il pugno, dai che ti levo l’equivalente di una lattina di Coca Cola in sangue perche’ melius abundare quam deficere”.
“La ringrazio”
“Vediamo un po’ gli esami opzionali, le lastre per la TBC direi di no, Malaria no, AFB boh (secondo me non sapeva nemmeno lei cos’e’)” poi tace e fissa l’ultima riga “NASAL/SKIN SCRAPING FOR LEPRA”.
Mi guarda con sospetto, ricontrolla il modulo, scartabella nei miei documenti e torna a fissare il modulo. Gliel’ho visto negli occhi: lei lo voleva fare. Ha rinunciato solo perche' sono europea.
Morale della favola: prendere meno sole nei weekend, bere meno ai ricevimenti, dormire un po’ di piu’ se avanza tempo.
IO NON HO LA LEBBRA, LO GIURO, OGGI SONO SOLO UN PO’ PROVATA.
5 comments:
Nooo se ci fosse un award secondo me questo post vincerebbe il premio. E' il più bello!
"Stasera devo ricordarmi di grattare via dal paraurti un pony express con tutto il motorino, tre operai pakistani e una capra. " cosa dicevamo ieri sera a proposito della vita coloniale? Hahaha!!!!
R.
Grazie R.
La vita coloniale ci sta rovinando. Pero' miglioriamo nel giuoco delle bocce :-)
Please don't stop writing! Sennò mi tocca accendere la TV... Un'ammiratrice "quasi" segreta...
Cara ammiratrice (un po' mi imbarazzo...)"quasi segreta", cerchiamo di capire chi sei: vedo nella palla di vetro una conversazione simile al contenuto del tuo commento che si e' tenuta in Madinat Al Ilam domenica sera :-)
Bingo!
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