Rimando a piu' tardi un resoconto della bellissima Turandot di ieri sera all'Opera House.
Ieri girellavo su Libro di Facce e ho notato che rimbalzava qua e la' fra i profili dei residenti italici del Sultanato un articolo di Repubblica intitolato "Oman al voto dopo la primavera araba: il sultano insegue un sogno moderato". Come non leggere? Infatti l'ho letto e ho un solo commento: PAURA. Non per le opinioni espresse, sia ben chiaro, e nemmeno per lo stile (anche se l'espressione
"una paccata di soldi" non te l'aspetti quando si parla di politica economica di uno stato estero). Qui parliamo d'altro e ora vi mostro perche':
L'articolo originale e'
qui.
Per comodita' riporto il testo completo (e una serie di osservazioni in parentesi quadre).
Oman al voto dopo la primavera araba così il sultano insegue un sogno moderatoElezioni libere, diritto di elettorato attivo e passivo per le donne, niente eccessi religiosi e un futuro come meta turistica: il piccolo [piccolo? ma sei sicuro che l'Oman sia "piccolo"? Pensa che da Muscat a Salalah ci sono 1.000 km di autostrada...] paese nella punta sud-orientale dell'Arabia va alle urne. E l'Occidente lo osserva con attenzione dal nostro invaito [sic] LUIGI BOLOGNINIMASCATE - La Primavera araba si è sentita pure in Oman, anche se ben più blandamente che in Siria, Egitto e Libia: alcune sommosse di piazza, con un'ottantina di arresti, un po' di condanne a pene abbastanza miti e una paccata di soldi
[di questo ho gia' detto: una paccata di petroldollari e' come l'abbiamo descritta noi parlandone al pub...ma tu? un "invaito" di un quotidiano nazionale?] (2,5 miliardi di dollari, che qui ovviamente sono petroldollari) concessa dal sultano Qabus bin Said tra aumenti di pensioni, salari fino al 100 per cento e nuovi posti di lavoro.
Ora si vedrà se anche l'autunno avrà qualche effetto, portando un po' più di democrazia. Perché oggi qui, nella punta sud-orientale dell'Arabia, si vota e sono elezioni da osservare con attenzione perché sono le prime dopo le rivolte degli scorsi mesi. A breve, entro fine 2011, toccherà a Tunisia, Marocco, Egitto, Giordania.
In Oman si inizierà a capire che aria tira. In più queste sono elezioni democratiche. Almeno secondo gli standard della zona: partiti non ce ne sono, la libertà di stampa è relativa, e non sono state ammesse Ong internazionali per monitorare la correttezza del voto. Però è stata una campagna elettorale libera, con una serie di incontri tra elettori e aspiranti eletti in cui si è potuto discutere di tutto senza vincoli. E le strade della capitale Mascate - una Los Angeles musulmana
[Una che???], vasta 1500 chilometri quadrati stretta tra montagne e mare e percorribile solo in automobile - sono costellate di faccioni
[si vabbe', non sono tutti delle silfidi ma anche qui, forse, una descrizione diversa la si poteva trovare] di candidati. Quasi tutti maschi, però qua e là spuntano anche le donne. Che qui dal 1994 possono non solo votare, ma pure essere votate.
Ce ne sono in corsa 82 (e almeno 5 dovrebbero farcela) su 1.133 aspiranti a uno degli 84 seggi della Shura, l'assemblea nazionale
[non avevo voglia di controllare i numeri]. Che, altra sorpresa per la zona, non è solo simbolica: ulteriore effetto della Primavera araba è stato che Qabus bin Said
[allora, dalla definizione di "invaito" si presume che il Bolognini sia venuto in Oman per produrre questo capolavoro del giornalismo. Bene, e' difficile non vedere in giro il nome del Sultano come comunemente scritto in inglese. Mi vengono in mente la Sultan Qaboos Highway, il Sultan Qaboos Port, la Sultan Qaboos University, la zona di Madinat Sultan Qaboos, roba che appare in un cartellone ogni 100 m...ma io dico...almeno il nome del Sultano lo si poteva scrivere nella traslitterazione comune?] ha conferito poteri legislativi e di controllo del governo al Consiglio d'Oman, formato dalla Shura e da un Consiglio di Stato designato dal sovrano.
Sovrano di cui vale la pena di parlare perché è una figura decisamente diversa da dittatori alla Mubarak o alla Gheddafi: amatissimo dal popolo, Qabus bin Said è sul trono dal 1971
[e qui si sciala... pensa tu, caro Bolognini che l'anno scorso, che fino a prova contraria era il 2010, abbiamo festeggiato per settimane il 40esimo anno sul trono del Sultano. Pensa, nel 2010, che se sottrai 40 anni ci porta al 1970. Abbiamo sbagliato noi o sbagli tu?] , anno dell'indipendenza dal Regno Unito
[ma no? ma dici veramente? Qaboos e' succeduto nel 1970 a suo padre Taimur. Se ne deduce che, prima del 1970, il Sultano dell'Oman era Taimur e non la buona vecchia Regina Elisabetta. L'Oman, nonostante i suoi stretti rapporti con l'Inghilterra, non era una colonia] . E in 41 anni ha rivoltato l'Oman come un calzino
[altra espressione raffinatissima...], modernizzandolo non solo nella politica, ma anche nelle infrastrutture e nei servizi sociali.
L'Onu ha decretato l'Oman come il Paese che negli ultimi 40 anni ha fatto più progressi di tutti in termini di sviluppo umano sulla base di criteri come scolarità, assistenza sanitaria, lotta alla povertà, tutela della donna (nel governo attuale ci sono due ministre) e dell'infanzia.
Merito anche dell'educazione che il sultano
[una "S" maiuscola no? Cosi', tanto per dire] ha ricevuto in gioventù in Inghilterra. Che gli ha lasciato tra l'altro due cose. Una certa simpatia per le democrazie liberali, a cui probabilmente vuole portare l'Oman, ma senza scossoni per evitare contraccolpi (i ritmi lenti, in tutto, sono uno stile di vita qui). E un amore sconfinato per la musica: ieri sera si è inaugurata a Mascate la Royal Opera House, un magnifico teatro per musica classica e non solo, voluta da lui.
In scena c'era la Turandot con la regia teatrale di Franco Zeffirelli e quella musicale di Placido Domingo, in un allestimento curato dalla Fondazione Arena di Verona. Uno spettacolo perfetto per sfarzo, messinscena e teatralità che ha lasciato a bocca aperta gli omaniti, che il sultano vuole sempre più avvicinare alla cultura occidentale (in cartellone tra l'altro, a prezzi decisamente politici, Bocelli e il jazzista Wynton Marsalis).
Per la verità l'Oman sembra già molto occidentalizzato: le donne, oltre che votare, possono anche guidare
[parliamo con calma di questa faccenda: in Oman le donne possono guidare come in TUTTI I PAESI DEL MONDO tranne l'Arabia Saudita, dove sta la notizia?] e qualcuna si azzarda anche a girare senza velo, nei suk le t-shirt dei campioni statunitensi di wrestling stanno tranquillamente accanto ai thawb, le classiche tuniche bianche arabe
[ora mi metto a cercare un omanita che chiama la sua dishdasha "thawb"], e l'influenza più tangibile della religione musulmana è il muezzin che a mezzogiorno e al tramonto intona litanie dalla torretta della moschea
[sono piena di disappunto: come ricorderanno Gabriele, Andrea e Roberta con cui si commentava ieri, qui invece di "moschea", c'era scritto "sinagoga". Dato che lo svarione e' stato corretto, si poteva dare una sistemata anche al resto. Per iniziare in pignoleria la "torretta" si chiama "minareto", per continuare con spocchia, e' cosa nota ai piu' che i musulmani pregano cinque volte al giorno e non due, a mezzogiorno e al tramonto. AGGIORNAMENTO DELL'ULTIMA ORA: Per chi volesse controllare, il testo originale e' stato ripreso da vari siti di informazione che ancora descrivono un muezzin probabilmente disorientatissimo sulla torretta che, in ogni sinagoga che si rispetti, diffonde il richiamo della preghiera. Vedete, ad esempio, qui http://www.iljournal.it/2011/le-elezioni-democratiche-in-oman/269846 e ringraziate il Pignolo per la segnalazione. Dovessero correggere anche questo, niente paura, ho fatto un PrintScreen! Tornando al pregiatissimo autore, io credo di aver imparato la differenza tra una moschea e una sinagoga in terza elementare ma purtroppo questo non mi e' bastato per girare il Medio Oriente con rimborso spese scrivendo articoli di giornale a casaccio].
La nascita della Royal Opera House non soddisfa solo la melomania del sultano
[e ridagli con 'sta "s" minuscola...] (che spesso ama dirigere personalmente un'orchestra) , ma anche il desiderio di attirare un certo tipo di visitatori da tutta la regione araba se non dal mondo. Per cercare di uscire dalla - piacevolissima - dittatura economica del petrolio e diventare sempre più un centro turistico di qualità, grazie anche a un deserto tutto da vedere e a un mare pulitissimo. Come Mascate, dove non si vede una cartaccia per terra neanche a pagarla
[sistemiamo la costruzione di questo periodo che mi fa venire mal di testa? Come si collega con la frase precedente? Qualcuno me lo spieghi].
Anche per questo laicismo, oltre che per le concessioni di Qabus bin Said della scorsa primavera, le elezioni dovrebbero portare a un successo dei candidati meno integralisti e conservatori. Ci spera il mondo occidentale, Usa
[Chi? Gli Stai Uniti d'America? Modo interessante di scriverne il nome...] in testa, che considera l'Oman un alleato strategico nella regione. E anche Puccini può servire.
FINE.
Per chi si sta chiedendo il perche' di tanta acrimonia: non e' per l'Oman; e' perche' io leggo i giornali e ne leggo diversi ogni giorno. Dell'argomento di questo specifico articolo so parecchio per ovvie ragioni e sono in grado di riconoscere le fregnacce (lo stile disinvolto e' contagioso :) ma questo mi da' da pensare: quando leggo di Guinea Bissau, nanotecnologie o cure per il cancro, quante stronzate mi propinano?
So anch'io che la versione online e' "diversa" ma, sapete com'e', l'edicola sotto casa a Muscat non abbonda di italica stampa e Internet e' la mia unica opzione.
Per finire, se l'autore si offende, che succede? Sui giornali si fa un gran parlare di legge bavaglio...